La chiarezza, l’essenzialità, la levità: sono questi gli elementi distintivi del lavoro di Filippo La Vaccara che la galleria Area\b di Milano presenta dal 28 settembre al 25 novembre 2022 nella mostra “Filippo La Vaccara. Figura”. Curata da Ivan Quaroni, la personale dell’artista siciliano raccoglie circa quaranta opere, la maggior parte delle quali inedite. Tra sculture in ceramica e terracotta e dipinti su carta e su tela, anche di grandi dimensioni, il percorso espositivo alterna le tecniche e i soggetti prediletti dall’autore: scultura e pittura, paesaggio e figure.
«Le sue visioni assumono la forma di dipinti rarefatti, quasi aerei, dove compaiono poche e isolate figure umane o paesaggi silenti, tracciati con sapienti campiture e rapidi tratti di pennello. E dove lo spazio è assai maggiore dell’ingombro occupato da figure e oggetti, così da orientare lo sguardo dell’osservatore verso ciò che è essenziale», spiega il curatore Ivan Quaroni. Quel che si vede sulla superficie delle tele o nel modellato delle teste di La Vaccara è semplice e chiaro: il suo lavoro è pura sintesi che vuole lasciare spazio alla percezione dell’osservatore. Attraverso un linguaggio formale sempre improntato alla delicatezza, l’artista dà vita a figure dalla linea sottile che provengono dalla combinazione di pensiero ed esperienza in una zona franca tra il vissuto e l’immaginato.
Non manca inoltre la volontà di calare le sue “visioni” nel contesto del quotidiano: fin dagli esordi nel campo della scultura esegue infatti scatti delle sue opere, non solo nei luoghi espositivi o nel suo studio, ma anche in contesti estranei, in posti già caratterizzati da una storia come spazi pubblici, architetture industriali, piazze, autobus e fermate della metropolitana. Questa sua ricerca di un rapporto diretto con la realtà lo porta a creare un cortocircuito tra la dimensione ideale e quella concreta ed esperienziale. Ed è questo stesso stimolo ad averlo spinto a produrre una serie di grandi teste indossabili, che talvolta lui stesso veste, modellate in cartapesta dipinta.
La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Vanillaedizioni, con testo critico di Ivan Quaroni.